Cos’è e come nasce la cromopuntura
La cromo puntura nasce circa 50 anni fa da un’idea del ricercatore e naturopata Peter Mandel e consiste nella stimolazione di punti sulla pelle mediante fasci di luce colorata. L’uso del colore a scopo terapeutico o di prevenzione non è certo una novità: la cromoterapia e i bagni di luce sono spesso utilizzati nei centri benessere, l’irradiazione con la luce blu è un metodo tradizionale ampiamente usato nel trattamento dell’ittero neonatale, nell’Aura Soma come nel Feng Shui è di fondamentale importanza la scelta del colore.
La fisica e la biologia, a partire dagli ultimi anni del secolo scorso, hanno scoperto che l’organismo umano emette una luminescenza a bassa intensità, i cosiddetti biofotoni, e che questa emissione aumenta nel caso di malattia ed è massima al momento della morte. È stato inoltre postulato che i biofotoni regolino le comunicazioni interne tra sistemi cellulari coinvolti nello svolgimento di funzioni specifiche. Inoltre, le più recenti ricerche sulle cellule staminali hanno evidenziato come la stimolazione fotonica attraverso la pelle (fotosensibilizzazione) consenta di innescare il processo di diversificazione cellulare senza gli effetti collaterali causati dal processo ad innesco chimico. L’intuizione di Peter Mandel fu quella di associare il degradarsi dello stato di salute ad un’interruzione della corretta comunicazione tra le cellule e di poter utilizzare i colori (emissioni luminose a frequenze specifiche), applicati su specifici punti del corpo, per ripristinare la corretta comunicazione. Nella tecnica ideata da Mandel i punti sulla pelle (punti di agopuntura, punti riflessi dei diversi organi o zone e segmenti corporei), rappresentano delle porte di ingresso per l’informazione veicolata dal colore, che può raggiungere sistemi e organi interni sulla base del principio di risonanza: il colore scelto è quello di emissione dell’organo coinvolto e l’informazione veicolata è atta a ristabilire la corretta interrelazione tra le parti, ove questa sia stata interrotta.
E se volessimo rivedere tutto questo secondo i modelli della Medicina Tradizionale Cinese (MTC)?
La cromopuntura secondo la medicina cinese
Secondo la MTC, all’interno del nostro corpo esiste una fitta rete di canali, i meridiani, nei quali circola l’energia dell’organismo (Qi). Questi canali sono accessibili attraverso dei punti di comando, i punti di agopuntura o agopunti, che consentono la regolazione del Qi al loro interno. Ciascun sistema o apparato ha un suo specifico Qi, che a sua volta è parte del qi dell’organismo, ma con delle sue caratteristiche peculiari responsabili del coordinamento delle funzioni di quel sistema, e una disarmonia a carico di questa sostanza, ne compromette il funzionamento.
Le 5 tecniche tradizionali della medicina cinese, ovvero farmacologia, alimentazione energetica, agopuntura, Tuina e Qigong, intervengono tutte sul Qi per eliminare i disequilibri.
La cromopuntura può essere considerata una metodologia innovativa di riequilibrio che utilizza fasci luminosi sui punti di agopuntura; si tratta di un modo di trasferire energia ed informazione ai diversi sistemi interni attraverso gli agopunti, utilizzando radiazioni monocromatiche dove la scelta della frequenza, e quindi del colore, è l’elemento distintivo. Su questa base allora anche la cromo può essere considerata una tecnica complementare della MTC in analogia a quanto già avviene per la moxa, la coppettazione o il guasha.
Nel trattamento di un disequilibrio mediante la cromopuntura, prima si procede alla valutazione energetica e alla definizione del principio di trattamento, con la scelta degli agopunti le cui azioni singole e combinate consentano di agire sul QI in modo da ripristinare l’equilibrio, proprio come si farebbe in agopuntura; poi però, invece di procedere con l’infissione e la manipolazione degli aghi, ciascun punto verrà irradiato con la penna luminosa e il colore idoneo. In questo modo il colore potenzia l’azione del singolo punto, oppure seleziona un’azione specifica, qualora il punto sia multifunzione. Quindi, per eliminare il disequilibrio si potrà agire su due livelli: sia sulla combinazione dei punti, sia sulla combinazione dei colori associati, ed entrambi lavoreranno in modo sinergico.
Gli strumenti per la cromopuntura
Ma in che cosa consiste la penna luminosa per cromopuntura?
Si tratta di uno strumento con un corpo che ricorda quello di una penna su cui è montata una lampadina che illumina una punta che può essere colorata o trasparente; in quest’ultimo caso tra la lampadina e la punta saranno inseriti dei filtri colorati. Infatti, il colore, ad una frequenza specifica e calibrata, può essere applicato direttamente sulla punta oppure tra la punta e la lampadina possono essere frapposti degli opportuni filtri colorati generalmente realizzati in gel: il vantaggio di quest’ultima soluzione è che si utilizza un’unica punta per tutti i colori. Le lampadine utilizzate oggi sono soprattutto a gas: il vantaggio di queste ultime rispetto alle lampadine ad incandescenza utilizzate precedentemente, riguarda sia l’intensità della luce emessa che lo spettro di emissione più vicino a quello della luce solare. Le punte possono essere in plastica, in vetro colorato o in cristallo. La qualità di quelle in cristallo è di gran lunga superiore alle altre per quanto riguarda le sue capacità di trasmissione dell’impulso luminoso senza distorsioni e alterazioni.
I colori e la cromopuntura
Ciascun colore, oltre a rispecchiare una precisa frequenza, ha delle sue peculiarità e azioni: ad esempio il rosso è associato al calore, al movimento, alla passionalità, al fuoco e nell’ambito della MTC può essere utilizzato per stimolare lo Yang; il blu invece è associato al buio, alla profondità dell’acqua e può essere usato per sostenere lo Yin. Infatti, all’interno dell’organismo il rosso porterà l’informazione di movimento e calore mentre il blu darà un segnale di arresto, calma e verrà interpretato come rinfrescante. Di base per il trattamento mediante cromopuntura si utilizzano i sette colori dell’arcobaleno dal rosso al viola, ottenuti dalla combinazione dei 3 tre colori primari rosso, giallo e blu. Per applicazioni specifiche però si possono utilizzare anche altre frequenze, e quindi altri colori all’interno dello spettro della luce visibile.
Modalità di trattamento
Il trattamento potrà essere effettuato esclusivamente con la cromopuntura oppure si potrà inserire la cromo nell’ambito di un trattamento diverso, ad esempio un massaggio Tuina. Ciascun trattamento sarà preceduto da una fase di colloquio o osservazione che consenta la valutazione dello stato energetico e la selezione dei punti da trattare e dei colori da utilizzare. La seduta di cromopuntura vera e propria dura in genera da 15 a 30 minuti, durante i quali verranno trattati tipicamente da 4 ad 8 punti bilaterali (in totale quindi da un minimo di 8 ad un massimo di 16 punti) mediante la penna luminosa. Durante il trattamento sarà molto importante osservare le reazioni del cliente ed eventualmente modificare la sequenza di intervento. Di norma si effettua una seduta a settimana nella fase iniziale di riequilibrio e una seduta al mese nella fase successiva di mantenimento. Il numero delle sedute varia di molto in funzione della persona e del disequilibrio da trattare.
Cromopuntura e agopuntura a confronto
Oggi l’utilizzo di questa tecnica si sta sempre di più diffondendo tra gli operatori di MTC, analogamente a quanto avviene per altre discipline quali ad esempio l’aromaterapia o la cristalloterapia, impiegate anch’esse sui punti di agopuntura da parte di operatori occidentali ma anche di alcuni maestri della tradizione. Tutte queste tecniche sfruttano il sapere millenario dell’agopuntura senza essere altrettanto invasive.
Si dice che la Cromopuntura sia equivalente all’agopuntura, ma con il vantaggio di non utilizzare gli aghi, elemento che la rende una tecnica idonea per tutti: bambini, anziani, includendo anche le persone che temono gli aghi.
In effetti tra le due tecniche ci sono molte analogie, ma anche importanti differenze, vediamo le 5 principali:
L’agopuntura, tramite l’infissione dell’ago esercita un’azione meccanica oltre che energetica, cosa che è quasi assente nel caso della cromopuntura dove la penna viene solo appoggiata delicatamente sul punto; a tal fine è possibile procedere “all’apertura” del punto prima della stimolazione luminosa, ad esempio tramite digitopressione, anche se molti operatori non lo ritengono necessario.
Gli aghi vengono posizionati secondo una determinata sequenza ma poi operano simultaneamente, mentre la cromopuntura è, con l’uso delle attuali penne luminose, una tecnica essenzialmente sequenziale.
Nell’agopuntura, una volta posizionati gli aghi, non c’è interazione tra operatore e cliente, mentre quest’interazione è costante durante tutto lo svolgimento del trattamento nel caso della cromo.
L’integrazione tra agopuntura ed altre tecniche normalmente avviene in contemporanea all’infissione degli aghi: ago + moxa, elettrostimolazione, ago + coppetta, mentre la cromo, oltre a poter essere utilizzata come pratica a sé stante, si integra facilmente all’interno di un trattamento Tuina dove può sostituire la digitopressione nel trattamento di alcuni punti.
Non da ultimo, l’agopuntura si avvale di un’esperienza millenaria e di una letteratura tradizionale e moderna molto fornita, mentre la cromopuntura ancora non ha compiuto 50 anni e, se si esclude la letteratura relativa alla medicina Esogetica di P. Mandel, l’esperienza accumulata e documentata rimane ad oggi ancora limitata.
Conclusioni
Anche se le differenze elencate sopra possono sembrare di secondaria importanza, non è affatto escluso che abbiano invece influenza sull’effetto energetico. Se da una parte la poca esperienza che ad oggi si ha sulla cromopuntura non ci consente di valutarne a pieno i benefici, dall’altra lascia aperte molte possibilità di evoluzione per questa tecnica: ad esempio si potranno sperimentare diverse sorgenti luminose, come sorgenti laser in alternativa a quelle tradizionali ad oggi impiegate; si potrà verificare se ci sono effetti differenti applicando una luce pulsata anziché continua; o si potranno sviluppare dispositivi per l’applicazione simultanea dei colori su più punti. Altre strade ancora si apriranno man mano che aumenterà l’esperienza e soprattutto sarà molto utile e auspicabile lo sviluppo di una bibliografia che permetta di attestare i risultati ottenuti e ne segua le evoluzioni e il progresso.
La cromo puntura nasce circa 50 anni fa da un’idea del ricercatore e naturopata Peter Mandel e consiste nella stimolazione di punti sulla pelle mediante fasci di luce colorata. L’uso del colore a scopo terapeutico o di prevenzione non è certo una novità: la cromoterapia e i bagni di luce sono spesso utilizzati nei centri benessere, l’irradiazione con la luce blu è un metodo tradizionale ampiamente usato nel trattamento dell’ittero neonatale, nell’Aura Soma come nel Feng Shui è di fondamentale importanza la scelta del colore.
La fisica e la biologia, a partire dagli ultimi anni del secolo scorso, hanno scoperto che l’organismo umano emette una luminescenza a bassa intensità, i cosiddetti biofotoni, e che questa emissione aumenta nel caso di malattia ed è massima al momento della morte. È stato inoltre postulato che i biofotoni regolino le comunicazioni interne tra sistemi cellulari coinvolti nello svolgimento di funzioni specifiche. Inoltre, le più recenti ricerche sulle cellule staminali hanno evidenziato come la stimolazione fotonica attraverso la pelle (fotosensibilizzazione) consenta di innescare il processo di diversificazione cellulare senza gli effetti collaterali causati dal processo ad innesco chimico. L’intuizione di Peter Mandel fu quella di associare il degradarsi dello stato di salute ad un’interruzione della corretta comunicazione tra le cellule e di poter utilizzare i colori (emissioni luminose a frequenze specifiche), applicati su specifici punti del corpo, per ripristinare la corretta comunicazione. Nella tecnica ideata da Mandel i punti sulla pelle (punti di agopuntura, punti riflessi dei diversi organi o zone e segmenti corporei), rappresentano delle porte di ingresso per l’informazione veicolata dal colore, che può raggiungere sistemi e organi interni sulla base del principio di risonanza: il colore scelto è quello di emissione dell’organo coinvolto e l’informazione veicolata è atta a ristabilire la corretta interrelazione tra le parti, ove questa sia stata interrotta.
E se volessimo rivedere tutto questo secondo i modelli della Medicina Tradizionale Cinese (MTC)?
La cromopuntura secondo la medicina cinese
Secondo la MTC, all’interno del nostro corpo esiste una fitta rete di canali, i meridiani, nei quali circola l’energia dell’organismo (Qi). Questi canali sono accessibili attraverso dei punti di comando, i punti di agopuntura o agopunti, che consentono la regolazione del Qi al loro interno. Ciascun sistema o apparato ha un suo specifico Qi, che a sua volta è parte del qi dell’organismo, ma con delle sue caratteristiche peculiari responsabili del coordinamento delle funzioni di quel sistema, e una disarmonia a carico di questa sostanza, ne compromette il funzionamento.
Le 5 tecniche tradizionali della medicina cinese, ovvero farmacologia, alimentazione energetica, agopuntura, Tuina e Qigong, intervengono tutte sul Qi per eliminare i disequilibri.
La cromopuntura può essere considerata una metodologia innovativa di riequilibrio che utilizza fasci luminosi sui punti di agopuntura; si tratta di un modo di trasferire energia ed informazione ai diversi sistemi interni attraverso gli agopunti, utilizzando radiazioni monocromatiche dove la scelta della frequenza, e quindi del colore, è l’elemento distintivo. Su questa base allora anche la cromo può essere considerata una tecnica complementare della MTC in analogia a quanto già avviene per la moxa, la coppettazione o il guasha.
Nel trattamento di un disequilibrio mediante la cromopuntura, prima si procede alla valutazione energetica e alla definizione del principio di trattamento, con la scelta degli agopunti le cui azioni singole e combinate consentano di agire sul QI in modo da ripristinare l’equilibrio, proprio come si farebbe in agopuntura; poi però, invece di procedere con l’infissione e la manipolazione degli aghi, ciascun punto verrà irradiato con la penna luminosa e il colore idoneo. In questo modo il colore potenzia l’azione del singolo punto, oppure seleziona un’azione specifica, qualora il punto sia multifunzione. Quindi, per eliminare il disequilibrio si potrà agire su due livelli: sia sulla combinazione dei punti, sia sulla combinazione dei colori associati, ed entrambi lavoreranno in modo sinergico.
Gli strumenti per la cromopuntura
Ma in che cosa consiste la penna luminosa per cromopuntura?
Si tratta di uno strumento con un corpo che ricorda quello di una penna su cui è montata una lampadina che illumina una punta che può essere colorata o trasparente; in quest’ultimo caso tra la lampadina e la punta saranno inseriti dei filtri colorati. Infatti, il colore, ad una frequenza specifica e calibrata, può essere applicato direttamente sulla punta oppure tra la punta e la lampadina possono essere frapposti degli opportuni filtri colorati generalmente realizzati in gel: il vantaggio di quest’ultima soluzione è che si utilizza un’unica punta per tutti i colori. Le lampadine utilizzate oggi sono soprattutto a gas: il vantaggio di queste ultime rispetto alle lampadine ad incandescenza utilizzate precedentemente, riguarda sia l’intensità della luce emessa che lo spettro di emissione più vicino a quello della luce solare. Le punte possono essere in plastica, in vetro colorato o in cristallo. La qualità di quelle in cristallo è di gran lunga superiore alle altre per quanto riguarda le sue capacità di trasmissione dell’impulso luminoso senza distorsioni e alterazioni.
I colori e la cromopuntura
Ciascun colore, oltre a rispecchiare una precisa frequenza, ha delle sue peculiarità e azioni: ad esempio il rosso è associato al calore, al movimento, alla passionalità, al fuoco e nell’ambito della MTC può essere utilizzato per stimolare lo Yang; il blu invece è associato al buio, alla profondità dell’acqua e può essere usato per sostenere lo Yin. Infatti, all’interno dell’organismo il rosso porterà l’informazione di movimento e calore mentre il blu darà un segnale di arresto, calma e verrà interpretato come rinfrescante. Di base per il trattamento mediante cromopuntura si utilizzano i sette colori dell’arcobaleno dal rosso al viola, ottenuti dalla combinazione dei 3 tre colori primari rosso, giallo e blu. Per applicazioni specifiche però si possono utilizzare anche altre frequenze, e quindi altri colori all’interno dello spettro della luce visibile.
Modalità di trattamento
Il trattamento potrà essere effettuato esclusivamente con la cromopuntura oppure si potrà inserire la cromo nell’ambito di un trattamento diverso, ad esempio un massaggio Tuina. Ciascun trattamento sarà preceduto da una fase di colloquio o osservazione che consenta la valutazione dello stato energetico e la selezione dei punti da trattare e dei colori da utilizzare. La seduta di cromopuntura vera e propria dura in genera da 15 a 30 minuti, durante i quali verranno trattati tipicamente da 4 ad 8 punti bilaterali (in totale quindi da un minimo di 8 ad un massimo di 16 punti) mediante la penna luminosa. Durante il trattamento sarà molto importante osservare le reazioni del cliente ed eventualmente modificare la sequenza di intervento. Di norma si effettua una seduta a settimana nella fase iniziale di riequilibrio e una seduta al mese nella fase successiva di mantenimento. Il numero delle sedute varia di molto in funzione della persona e del disequilibrio da trattare.
Cromopuntura e agopuntura a confronto
Oggi l’utilizzo di questa tecnica si sta sempre di più diffondendo tra gli operatori di MTC, analogamente a quanto avviene per altre discipline quali ad esempio l’aromaterapia o la cristalloterapia, impiegate anch’esse sui punti di agopuntura da parte di operatori occidentali ma anche di alcuni maestri della tradizione. Tutte queste tecniche sfruttano il sapere millenario dell’agopuntura senza essere altrettanto invasive.
Si dice che la Cromopuntura sia equivalente all’agopuntura, ma con il vantaggio di non utilizzare gli aghi, elemento che la rende una tecnica idonea per tutti: bambini, anziani, includendo anche le persone che temono gli aghi.
In effetti tra le due tecniche ci sono molte analogie, ma anche importanti differenze, vediamo le 5 principali:
L’agopuntura, tramite l’infissione dell’ago esercita un’azione meccanica oltre che energetica, cosa che è quasi assente nel caso della cromopuntura dove la penna viene solo appoggiata delicatamente sul punto; a tal fine è possibile procedere “all’apertura” del punto prima della stimolazione luminosa, ad esempio tramite digitopressione, anche se molti operatori non lo ritengono necessario.
Gli aghi vengono posizionati secondo una determinata sequenza ma poi operano simultaneamente, mentre la cromopuntura è, con l’uso delle attuali penne luminose, una tecnica essenzialmente sequenziale.
Nell’agopuntura, una volta posizionati gli aghi, non c’è interazione tra operatore e cliente, mentre quest’interazione è costante durante tutto lo svolgimento del trattamento nel caso della cromo.
L’integrazione tra agopuntura ed altre tecniche normalmente avviene in contemporanea all’infissione degli aghi: ago + moxa, elettrostimolazione, ago + coppetta, mentre la cromo, oltre a poter essere utilizzata come pratica a sé stante, si integra facilmente all’interno di un trattamento Tuina dove può sostituire la digitopressione nel trattamento di alcuni punti.
Non da ultimo, l’agopuntura si avvale di un’esperienza millenaria e di una letteratura tradizionale e moderna molto fornita, mentre la cromopuntura ancora non ha compiuto 50 anni e, se si esclude la letteratura relativa alla medicina Esogetica di P. Mandel, l’esperienza accumulata e documentata rimane ad oggi ancora limitata.
Conclusioni
Anche se le differenze elencate sopra possono sembrare di secondaria importanza, non è affatto escluso che abbiano invece influenza sull’effetto energetico. Se da una parte la poca esperienza che ad oggi si ha sulla cromopuntura non ci consente di valutarne a pieno i benefici, dall’altra lascia aperte molte possibilità di evoluzione per questa tecnica: ad esempio si potranno sperimentare diverse sorgenti luminose, come sorgenti laser in alternativa a quelle tradizionali ad oggi impiegate; si potrà verificare se ci sono effetti differenti applicando una luce pulsata anziché continua; o si potranno sviluppare dispositivi per l’applicazione simultanea dei colori su più punti. Altre strade ancora si apriranno man mano che aumenterà l’esperienza e soprattutto sarà molto utile e auspicabile lo sviluppo di una bibliografia che permetta di attestare i risultati ottenuti e ne segua le evoluzioni e il progresso.